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luca pagliari

Tag: luca pagliari

Io e il teatro

Ci sono voluti anni per comprendere che il mio modo di raccontare storie, vere o di fantasia poco importa, significa fare teatro.
Oggi che ho raggiunto questa consapevolezza (meglio tardi che mai) sono pronto ad affrontare il palcoscenico in maniera libera, senza dover fare più i conti con il mio ruolo di giornalista, le definizioni sono gabbie e se proprio dovessi sposarne una, adotto quella di storyteller.

Di fronte a una platea la sola cosa importante è offrirsi e comprendere che ciò che racconti funziona, arriva, genera emozioni. Il resto conta poco.
Raccontare, interpretare, recitare, percepire l’attenzione del pubblico respirandone i silenzi, sono sensazioni antiche o addirittura senza tempo, direi liberatorie.

Da tempo sto lavorando alla messa in scena di “Zona Cesarini. Il calcio, la vita.” Una storia che mescola passione, solitudine, povertà e follia sulle note del tango. L’anteprima è prevista questa estate a Pesaro e sarà una grande emozione.

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Il dopo

Alluvione del 15 settembre. Nessuna musica straziante, nessuna domanda retorica. Neppure una lacrima. Solo immagini raccolte con pudore, perché a volte il giornalismo ha bisogno solo di quello.

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Si lavora alla stesura del quarto volume di #cuoriconnessi

Si lavora alla stesura del quarto volume di #cuoriconnessi.
Tra eBook e cartaceo, superato il tetto del milione di copie con le prime tre edizioni.

“Essere ciccioni è un dolore che non passa mai. Ti senti continuamente nel posto sbagliato, forse perché la taglia del mondo è una M o una L, al massimo una XL, ma mai una XXXL.”

Oggi ho iniziato a scrivere il quarto volume di #cuoriconnessi. Il libro è diventato uno dei punti cardine di questo fantastico progetto di Unieuro realizzato in collaborazione con Polizia di Stato.

La storia è quella di un adolescente obeso che viene preso in giro (massacrato è più corretto) da un gruppetto di finti compagni di classe.

E dire che lui dopo la dad non vedeva l’ora di tornare a scuola e di affrontare l’avventura della prima superiore. Invece è finito dentro un incubo.

Una storia che fa molto male. Una storia utile per vedere da vicino il dolore dell’altro. Una storia di chat e di parole perfide. Questo è #cuoriconnessi: storie che possono aiutarci a diventare persone migliori.

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Il lavoro dello storyteller

Sì, lo so, cantastorie è più bello ma il marketing ritiene che storyteller sia più figo. Quello che però non cambia è l’essenza di tutto ciò. Raccontare storie. Inizialmente mi vergognavo un pò nel sentirmi definire storyteller: ma come?, pensavo, ho dato anche un esame di stato per diventare giornalista e poi finisce tutto in gloria? Poi con il tempo ho imparato a indossare questa parola e alla fine il termine storyteller me lo sono fatto andare bene. Ora mi calza perfettamente. Raccontare una storia è la cosa che mi riesce meglio, questione di tempi narrativi e di essenze da cogliere in tutta la loro pienezza. Beh, se proprio devo dirla tutta, mi sento uno storyteller a tre dimensioni, perché amo abbinare alla narrazione anche le immagini e le parole scritte. Tutto fatto in casa da bravo artigiano del nulla o del tutto, a seconda delle prospettive.
Che storie racconto? Storie importanti. E quando dico importanti arrivo al cuore del discorso perché un bravo storyteller è capace di rendere importante ogni percorso di vita. Che sia quella di un alpinista o di un impiegato è pressoché insignificante. Proprio così. Uno storyteller deve cogliere l’unicità delle nostre vite e saperle regalare agli altri lasciando un segno.
Sì. Questo è il mio lavoro.

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“Le parole nel cuore” un docufilm di Luca Pagliari

Martedì 8 marzo, Luca presenterà un corto che prende spunto da un grave caso di bullismo successo a Nuoro e poi assurto a cronaca nazionale; viene proposto a Dorgali nella sua edizione integrale. Una piccola sintesi del docufilm è stata presentata durante il Safer Internet Day nell’ambito del progetto nazionale per il contrasto al bullismo #cuoriconnessi e vi hanno assistito on line quasi 150mila studenti di varie scuole distribuite in tutta Italia.

L’evento offrirà occasione per fornire informazioni che aprano alla conoscenza dei vantaggi e dei pericoli connessi con l’uso dei social e dei principali devices (tablet, smartphone, PC, etc.).

Partecipano
Silvia Loi – Assessore alle attivit  educative rivolte ai minori e politiche a sostegno delle donne
M.Teresa Casula – Responsabile servizi sociali e cultura
Luca Pagliari – Regista, giornalista e storyteller
Alessia Piga – Protagonista del film
Gianfranco Oppo – Ricercatore, esperto fenomeno bullismo

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Safer Internet Day

E domani saranno 250.000
Numero insignificante per la tv ma mostruoso per un evento in streaming con le scuole di tutta Italia!
Oggi ho aperto le danze con UnoMattina dove ho parlato del libro appena uscito in tutti i punti vendita Unieuro e del progetto #cuoriconnessi e poi vai con le con le prove per la diretta di domani (dalle 10 alle 12) dal teatro della Garbatella di Roma.
Parleremo del libro, racconterò storie, ci saranno tra gli altri il Capo della Polizia Giannini e lo psichiatra Crepet. Ma soprattutto ci saranno docenti e studenti.
Il senso dell’evento? Imparare tutti a trovare il coraggio di alzare lo sguardo verso gli altri. Imparare a utilizzare le parole accendendo sempre prima il cervello. Usare la tecnologia evitando di essere noi quelli usati da lei.
Grazie come sempre a #Polizia, #Unieuro, #publione.

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“Il coraggio di alzare lo sguardo.”

Come stai?
Per domandarlo bisogna trovare “Il coraggio di alzare lo sguardo.” Proprio come s’intitola il terzo volume di #cuoriconnessi.
Più che una domanda, “come stai?” è un ponte verso l’altro.

Un concetto che si sposa perfettamente con il libro di #cuoriconnessi che da martedì, gratuitamente, potrete ritirare presso tutti i punti vendita Unieuro d’Italia. Leggetelo, ci sono storie fighe, qualcuna pesante come un sasso, altre che invece riempiono il cuore di gioia.

Cavolo, che domanda potente “Come stai?”. Quando a Sanremo Amadeus lo ha chiesto a Lorenzo, ecco, per me quello è stato il momento più bello e intenso del festival. Era tutto vero. Tutto vero. E c’erano tante cose dietro a quella domanda, compreso il dolore.

Penso a Cherif, uno dei protagonisti del libro. Non è crollato quando in Guinea gli hanno ucciso il papà e neppure quando suo fratello è annegato durante la traversata.
Cherif è caduto dentro un pianto infinito quando un’infermiera all’ospedale di Reggio gli ha domandato “Come stai?”. “Ho pianto, mi ha raccontato Cherif, perché non c’ero abituato. In vita mia Come stai non me lo aveva mai chiesto nessuno.”

Anche questa è una storia che troverete nel libro.

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L’impresa di esserci


“L’impresa di esserci” si svolge online e si sviluppa attraverso una serie di filmati e fotografie che vengono commentati da Luca Pagliari e gli stessi studenti. Le prime due tappe di dicembre hanno ottenuto ottimi riscontri.

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Yes I can

Il 23 Novembre 2021 resta per me una data da ricordare. Grazie al Ministero degli Affari Esteri e al Consorzio Ricrea, parlo di recupero e riciclo dell’acciaio e di sostenibilità.
In due diversi momenti della giornata incontrerò gli studenti del Liceo Fermi, scuola italiana di Madrid e a seguire il liceo L. Da Vinci di Bogotà nella lontana Colombia. Mai come oggi la tecnologia é in grado di abbattere frontiere e mai come oggi le tematiche ambientali parlano un linguaggio universale. Di fronte ai temi del recupero e del riciclo o si é dalla parte della soluzione o da quella del problema. Questi sono i primi di una lunga serie di appuntamenti che ci porteranno ad affrontare queste tematiche con gli studenti delle scuole italiane nel mondo.

Yes I Can: al via il primo tour internazionale

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The Road – Taccuino di un viaggio speciale


“THE ROAD – TACCUINO DI UN VIAGGIO SPECIALE” – Progetto di orientamento professionale e di educazione civica in collaborazione con Comune di Forlì – Unità politiche giovanili e “Un’Altra storia-APS”.

The Road ha poco di didascalico, il nostro principale intento è quello di combattere le fragilità, le paure e le ombre che avvolgono gran parte dei nostri adolescenti e non solo, visto che il progetto é aperto fino ad un’età di 35 anni. Le competenze sono importanti. Le Life Skills sono però la base su cui tutto poggia.
Gli incontri che hanno preso il via ad ottobre si concluderanno alla fine di gennaio, mentre a maggio si terrà un evento conclusivo all’interno del quale saranno presentati degli elaborati realizzati dagli studenti.
Come location per la realizzazione degli streaming é stato scelto il suggestivo spazio della Fabbrica delle Candele a Forlì.

Incontri con gli studenti:

21 e 22 ottobre 2021 – IL MIO VIAGGIO
6 e 13 novembre 2021 – LA LAMPADA DI ALADINO
2 e 3 dicembre 2021 – IL SORRISO IN PIU’
27 e 28 gennaio 2022 – IMMAGINI E PAROLE
27 maggio 2022 – INCONTRO CONCLUSIVO

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Visionaria – Adriatic Innovation Forum

19 NOVEMBRE – PORTO TURISTICO PESCARA – PADIGLIONE BECCI – Dalle 9:15 alle 10:00
Evento promosso da Camera di Commercio Industria-Artigianato e Agricoltura di Chieti e Pescara

L’impresa di vivere significa competenze e conoscenza, ma innanzitutto fare proprie quelle life skills che sono alla base di ogni nostra azione. Dal coraggio all’empatia, dalla capacità di fare squadra al superamento delle difficoltà. Questi sono alcuni degli elementi che, attraverso la narrazione di storie, Luca Pagliari evidenzierà nel corso del suo intervento, supportato da una serie di filmati e di testimonianze. La tecnologia che è divenuta parte fondante delle nostre vite, si identica nel progresso solo nel momento in cui ci aiuta a costruire un mondo migliore e più a misura d’uomo. Senza questi presupposti, la tecnologia rimane uno sterile esercizio che non ha nulla a che fare con una vera crescita dell’essere umano.

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#cuoriconnessi – Nuove tappe in Live Streaming

Il Tour virtuale di #Cuoriconnessi torna con nuove tappe che toccano da vicino il tema del cyberbullismo. Le puntate in diretta saranno condotte da Luca Pagliari con il supporto di rappresentanti di Polizia di Stato.

Gli eventi si svolgeranno in live streaming dalle 9:00 alle 9:50 sul canale YouTube di #CuoriConnessi.

Se sei un docente, puoi partecipare all’evento assieme ai tuoi studenti semplicemente registrandoti.

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Tribe: storie di un mondo che cambia

Questa sera parleremo di molte cose. Sono sempre più convinto che è sui nostri stili di vita che bisogna concentrarci. Tutto è concatenato, ogni tema si collega ad un altro tema. C’è un filo che unisce tutti questi passaggi ed è da lì che transitano le nostre scelte… e siccome noi siamo il frutto delle nostre scelte, forse vale la pena di parlarne. Non sono certo un esperto o un tuttologo, sicuramente sono più bravo a sollevare interrogativi che a trovare risposte, e comunque è già qualcosa.

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Issabell e le sue ali di farfalla

Lo scorso anno vado in Malawi per realizzare un reportage su questo paese che è tra i più poveri del continente africano e quindi del pianeta. Tre ospedali per 20 milioni di persone e una vita media che supera di poco i 40 anni non sono un’idea astratta ma un dato di fatto. Mi ritrovo in questa terra povera ma ospitale assieme agli amici di Humana, Onlus che da anni si muove per aiutare il sud del mondo.
Nel reportage intendo raccontare la loro attività che ruota attorno alla raccolta degli abiti usati che poi si trasformano in progetti di sviluppo, scuole, posti di lavoro e altre azioni virtuose. Chi entra nell’universo di Humana deve fare i conti con l’onestà, la trasparenza e soprattutto con persone straordinarie che lavorano per la costruzione di un mondo migliore.
Nel mio girovagare tra villaggi e sorrisi, perché comunque nessuna forma di povertà sarà mai in grado di strappare il sorriso a questa gente, mi ritrovo in una scuola professionale che si trova nel mezzo del nulla, la “Mikolongwe Vocational School”, nata proprio grazie ad Humana, ed è lì che inciampo in Issabell e nel suo sogno (in teoria) irrealizzabile, perché se nasci in Malawi, pensare di vivere occupandoti di moda non è neppure concepibile.
Issabell frequenta un corso da fashion designer, disegna modelli, crea abiti, studia tessuti, abbina colori, perché quello è il suo talento. È brava e determinata, per questo i docenti le hanno regalato uno smartphone. Da quel momento Issabell ha potuto postare su Instagram le sue creazioni perché lei a quelle ali di farfalla non ha intenzione di rinunciare.
In quel viaggio mi ha accompagnato anche mia figlia Marta e tante volte nei mesi a seguire abbiamo parlato dello sguardo vivo di Issabell, della sua educazione, del suo talento, del suo senso estetico e soprattutto di quel sogno pazzesco.
È assurdo immaginare che una ragazza del Malawi possa trasformare il suo amore per la moda in un lavoro vero. Talmente assurdo, amici miei, che lotteremo con le unghie e con i denti affinché quel sogno si avveri. E ci riusciremo. Nessun dubbio in proposito. Ci stiamo organizzando per far conoscere a Issabell l’Italia e ci sono già scuole, amici, persone che si occupano di fashion, pronte a trasformare quelle ali di farfalla dipinte sul muro in ali vere.
L’obiettivo è creare un ponte facendo in modo che un domani Issabell dal Malawi possa lavorare direttamente con l’Italia. Basterebbe creare un corner all’interno di qualche negozio esponendo le sue creazioni. Esiste poi la vendita online, ma queste sono solo tracce di pensieri e di possibili azioni. Di certo accadranno cose, di certo sarà stupendo scoprire per l’ennesima volta che tutto è possibile, che la fortuna non viaggia mai da sola, che la determinazione è un elemento che sposta montagne, rovescia destini e ribalta pronostici
Un tempo immaginavo che aiutare una singola persona sarebbe servito a poco o nulla, sarebbe stato uno sterile esercizio teso a farmi sentire meglio, ego che si specchia nella bella azioncina da libro Cuore, gente che ti dice bravo e quotazioni della tua persona che salgono nel mercato della considerazione.
Oggi invece mi ritrovo a pensare che aiutare una persona a realizzare un sogno sia il minimo che si possa fare. Un dovere, un obbligo, non la considero neppure una scelta.
Altro che piccolo ego da nutrire e libro Cuore. C’è poco da sentirsi fighi, altro che scalata sociale a colpi di buonismo ipocrita.
Voltaire diceva che “Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto”. Parole senza tempo che rileggo spesso, perché tra l’aiutare una singola persona e non aiutare nessuno c’è di mezzo l’intero universo.
Vi terrò aggiornati sulla storia di Issabell e le sue ali di farfalla…

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Una serata speciale senza mimose

Ho sempre detestato la festa della donna a base di mimosa, toy boy e bollicine. Questione di marketing e soldi, tutto il resto è noia direbbe Il mio vecchio amico Franco Califano.

Quella di Mondolfo invece sarà una serata anomala. Parleremo di madri raccontando storie diverse. Molto diverse tra loro e comunque tutte importanti. Una madre deve essere resiliente, pronta a interpretare un copione che muta di giorno in giorno, perché una volta che si è madri lo si è per sempre, a qualsiasi costo.

Ci sarà Simonetta, mamma di Saccio, vittima innocente della strada, ci sarà Luigina, Presidente del “Comitato Genitori Unitario” nato dopo il dramma della Lanterna Azzurra (tra l’altro il 7 saranno trascorsi esattamente tre mesi da quella sera da incubo). Ci sarà anche Rondine (questo il suo nickname all’interno di BACA – Bikers Against Child Abuse) con cui esploreremo un’altra maniera di essere mamma.

Vorrei svelarvi altri dettagli Importanti, ma chi fa il giornalista a volte deve fermarsi un attimo prima che un nome si trasformi in promozione di un evento. E comunque sono certo che ci sarà tantissima gente e sono altrettanto convinto che serate come quella del sette marzo ci aiuteranno a comprendere meglio la vita. Anche senza toy boy, mimose e bollicine.

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Storia di un abbraccio

Cosa racconto a cinquecento studenti colpiti a tradimento dalla vita? Come spezzo questo silenzio terribile? Che argomenti posso utilizzare per creare un filo tra loro e la vita che comunque va avanti?

Le parole non restituiscono vite, le parole del “dopo” mi ricordano i fiori appassiti. E comunque qualcosa bisogna pur dire, perché il silenzio di questa platea immobile, di secondo in secondo è diventato insostenibile.

Sono le 9,30 di lunedì mattina, il piazzale antistante l’Istituto d’Istruzione Superiore “Bettino Padovano” di Senigallia si riempie lentamente di ragazzi, alcuni zoppicano perché non è stato semplice uscire indenni da quell’inferno. Restiamo all’aperto perché l’aula magna non era sufficientemente capiente ma Anna Maria Nicolosi, la Preside, vuole che siano tutti presenti. Ha ragione.

Ora il piazzale è stracolmo. Sono tutti in attesa di un qualcosa anche se nessuno, compreso me, ha idea di cosa significhi “qualcosa” in una giornata del genere.

Mi trovo lì perché la Professoressa Patrizia Marasco, amica da una vita, domenica mi aveva chiesto a nome dell’Istituto di intervenire, di trovare parole sensate per affrontare questo lunedì surreale.
Arriva il momento, la Preside mi passa il microfono, guardo ciò che ho di fronte e scopro che sono cinquecento figli che hanno bisogno di noi.

In prima fila ci sono delle ragazzine che piangono composte, poi scopro che anche nella seconda fila c’è chi sta piangendo, allungo lo sguardo e vedo che lacrime e occhi gonfi sono il comune denominatore di questa platea muta.
Se già riuscissi a non piangere sarebbe un buon risultato, questo è l’ultimo pensiero che mi attraversa la mente, prima di aprire bocca.

Nella mezz’ora seguente dico molte cose a queste creature fragili e speciali.
Spiego che quanto è accaduto è per colpa mia perché conoscevo quel luogo. Mia figlia troppe volte mi aveva parlato del sovraffollamento e di quanto fosse difficile persino ballare.
Colpa mia, perché non ho denunciato la cosa, affidandomi alla penosa teoria dello sguardo basso.

Colpa mia, perché sono rimasto aggrappato ad una falsa certezza da quattro soldi, quella del “tanto non capiterà nulla”. Colpa mia se non sono mai riuscito ad evitare che Marta frequentasse un posto del genere, rimanendo travolto da quel famoso “ci vanno tutti”.

Ho delle colpe. E’ innegabile e oggi voglio pensare esclusivamente alle mie. Che sia la magistratura a fare tutto il resto. E allora, se cambiamento deve essere, voglio fare in modo che parta da me. Non esistono strade alternative o scorciatoie per ipotizzare un cambiamento.
Noi siamo stazione di partenza e capolinea di questo processo mentale.

Continuo a parlare girando alla larga dal facile pietismo e dalla retorica. Esorto i ragazzi a non prendere in considerazione chi si rivolge a loro utilizzando come incipit “ai miei tempi era tutto diverso”. “Ai miei tempi” è la negazione del presente, è un presupposto statico e nostalgico che non porta da nessuna parte.

E’ adesso che dobbiamo capire come contrastare il sexting o il cyberbullismo, è adesso che dobbiamo capire come far comprendere ai ragazzi che le droghe sintetiche sono più maledette dell’inferno. E’ adesso che dobbiamo convertire questa tragedia immane in un processo di crescita.

Mi rendo conto che le parole arrivano, non sono vuote, lo leggo negli occhi lucidi e smarriti dei ragazzi, e questo “qualcosa” che andava detto, alla fine ha preso forma. Miracolo della comunicazione generata dalla empatia.

Chiudo senza aver versato una lacrima, il microfono scivola tra le mani della Professoressa Silvia Di Nicolantonio, ha l’aria dolce Silvia e quando inizia a parlare succede quello che deve succedere. Piange Silvia, piange e racconta che sua figlia Sara, 15 anni e secondo anno di Liceo Scientifico, l’altra sera era a “La Lanterna Azzurra”.

Sara era scivolata nell’inferno, sepolta tra quei corpi ammassati uno sull’altro, quando delle mani l’hanno tirata fuori. Quell’angelo custode l’ha salvata. Sotto la morte e sopra la vita, nessun compromesso. E piange ancora di più Silvia, quando dice che quell’angelo si chiama Filippo ed è tra i cinquecento ragazzi che la stanno ascoltando.

Adesso possiamo finalmente piangere tutti ed è un qualcosa di liberatorio, un’esplosione di emozione collettiva che sembra non finire mai. C’è poi il loro abbraccio. Lungo, intimo, silenzioso. Mi sposto In punta di piedi e scatto la foto.
La nostra speranza riparte da lì.

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Sono morti i nostri figli

Sono le 2,30 di notte. Squilla il telefono di Riccardo, mio amico e papà di Laura. C’è proprio lei al telefono, è sotto choc perché la morte spaventa tutti, ma quando ti sfiora a 15 anni rappresenta un fatto non codificabile: “Papà, qui c’è stata una tragedia, io per fortuna sono scappata dalla parte giusta”. Poi la notte in bianco, le lacrime, il tentativo di riconnettersi con la realtà, ma tutto è stravolto. Siamo finiti dentro la pagina di un libro che non ci appartiene. Testa o croce. A Laura e alle sue amichette è andata bene. Ad altri no.
Le parole, le immagini, le testimonianze, i commenti si fermano sul bordo del baratro. Non è possibile procedere oltre. Per nessuno. “Don’t cross the line” c’è scritto sui nastri di plastica che usa la polizia per delimitare la zona del crimine. Qui è la stessa cosa. Da una parte le parole e dall’altra i morti.
Ho sentito decine di volte, in questi anni, pronunciare da mia figlia questa frase : “Papi, vado a La Lanterna”. Mai stato tranquillo di fronte a quelle parole, perché le poche volte che la sono andata a prendere (in genere rientrava con la navetta) mi ero trovato di fronte a un gelido campo profughi perso nel mezzo della campagna. Ragazzi a torso nudo che bivaccavano all’aperto alle quattro di mattina ricoperti solo dalla nebbia pungente dell’inverno. Vomito ovunque, gente che camminava senza meta stordita da alcol e non solo.
E tutte le volte la stessa domanda fatta a mia figlia: “Ma come facevate a stare tutti lì dentro?” è tutte le volte la stessa risposta : “Hai ragione papi, ogni tanto devi uscire a respirare, perché lì dentro non ce la fai a muoverti”.
Ogni rientro a casa all’alba aveva il sapore di un pericolo scampato. La notte di un genitore si divide in due parti: la prima è fatta di un sonno leggero accompagnato da un sottile velo di angoscia, perché sai che tuo figlio (la cosa più importante della tua vita) è stipato come un maiale in un allevamento intensivo, all’interno di un anonimo capannone. Un fragile cristallo sbattuto dentro la centrifuga di una lavatrice. La seconda parte della notte, quella in cui riesci finalmente a prendere sonno, corrisponde al rumore della chiave nella serratura della porta di casa. Allora ti rilassi, allora pensi “è andata bene anche questo giro”.
Una volta con mia moglie andammo a “recuperare” Marta a “La Lanterna”. La notte era illuminata da bagliori sinistri di fuoco che si alzavano alti. Sirene e Vigili del fuoco. La macchina andava avanti per forza d’inerzia accompagnata solo dal nostro silenzio che assomigliava al terrore.
Arriviamo e scopriamo che un gigantesco fienile a due passi dal locale sta bruciando, un incendio che si è poi protratto per oltre 24 ore.
Ricordo la sensazione di pericolo scampato, di paura che si scioglie lasciando il posto a un sollievo infinito.
Questa volta è andata diversamente. Adesso tutto è veramente accaduto. Probabilmente dentro erano in troppi, probabilmente qualcuno ha utilizzato una bomboletta di gas urticante, “probabilmente” in questi casi è la parola più gettonata, ma purtroppo, al momento, la sola certezza è quella del dolore. Forse noi genitori dovremmo essere meno succubi dei nostri figli, perché in fin dei conti sappiamo che dentro quei capannoni travestiti da discoteche c’e poco da stare tranquilli, ma poi i ragazzi ci sputano in faccia una frase che utilizzano come un lasciapassare : “Guarda che ci vanno tutti!! Non posso essere il più sfigato!!”. E allora noi, docili, come agnelli, di fronte a quella frase ci arrendiamo, li lasciamo andare e incrociamo le dita sperando che tutto vada bene. Questa volta è andato tutto male.
In quell’angolo di campagna apparentemente innocua sono morti i nostri figli. Quelli hanno le Nike, i jeans a tubo, le caviglie scoperte e qualche tatuaggio sparso, frutto di trattative estenuanti con le madri. Sono morti i nostri figli che l’otto dicembre avrebbero dormito fino a mezzogiorno, presentandosi direttamente per il pranzo con gli occhi ancora pieni di sonno.
In questi giorni ho ripreso in mano “La banalità del male” di Hannah Arendt ed è proprio vero che molte tragedie si consumano così, perché il male a volte per essere generato non richiede un impegno eccessivo. Basta voler guadagnare cinquemila euro in più, riempiendo un capannone come fosse un vagone merci che punta su Auschwitz. Basta vendere dieci bottiglie in più di super alcolico, fregandosene di tutto. Ciò che conta sono i soldi finiti in cassa. Basta spruzzare un gas urticante pensando che sia un gioco o poco più.
E qui finiscono le mie parole che si uniscono a quelle di tanti altri. Qui finisce tutto. Resta il silenzio. Resta la speranza che i feriti gravi riescano a sopravvivere e che si trovino i colpevoli. Resta scolpita per sempre nei nostri calendari una data di morte. 8 dicembre 2018

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Golden Media Marche. Un premio che mi riempie di orgoglio!

Sabato due dicembre, presso lo splendido Politeama di Tolentino mi è stato consegnato il premio Golden Media Marche. Un evento organizzato annualmente dal Centro Studi Marche “Giuseppe Giunchi” di Roma con il patrocinio del Comune di Tolentino, della Comunità Montana Monti Azzurri e dell’Associazione Le Marche nel Mondo, dedicato alle eccellenze marchigiane nel campo artistico e in quello della comunicazione.

Una grande soddisfazione, bello sapere che il prestigioso comitato del Centro Studi Marche mi abbia preso in considerazione. Certe gratificazioni ti rigenerano e ti fanno ripartire con ancora più forza ed entusiasmo!!!

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La piccola grande Alice in parlamento

La osservo all’interno di quell’aula e mi sembra così piccola. Eppure tira fuori le unghie e la voce per raccontare il suo dolore.
E lo fa bene Alice. Scandisce le parole. Non cede.
Giornalismo significa anche raccogliere storie e aiutare persone come Alice.
In quei pochi minuti c’è molto di ciò che io intendo, quando parlo di etica giornalistica e forza intrinseca delle storie.

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#cuoriconnessi a Torino. Presenti il Questore Sanna, il Sindaco Appendino e altre autorità. No al bullismo e al cyberbullismo

Assieme a Polizia di Stato e Unieuro abbiamo incontrato in due giorni quasi duemila studenti.
Per la seconda volta sono tornato al teatro Carignano.

Una delle tante meraviglie di Torino. Bello avere in prima fila sia il Sindaco che il Prefetto e tante tante altre autorità!

Che dire? Siamo abituati all’attenzione dei ragazzi. Unica regola… restare lontano dai soliti predicozzi…

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Storie di ordinaria legalità. Molte cose da sapere

È stato interessante partecipare a questo evento ed ascoltare innanzitutto le riflessioni della Pres. della commissione antimafia Rosy Bindi.
Un incontro organizzato dal Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mastrovincenzo, cui hanno partecipato anche il Rettore Sauro Longhi e la giornalista e amica Angela Iantosca.
Sono orgoglioso di aver ancora una volta potuto portare l’esempio di Angelo Vassallo, il Sindaco di Pollica ucciso il 5 settembre 2010 dalle tristemente famose “mani ignote”.
Incoraggiante vedere un’aula universitaria stracolma di persone. Abbiamo tutti bisogno di ottimismo e di conoscere gli strumenti utili alla costruzione della legalità.

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#dodicidue è una data. Quella in cui Alice ha deciso di raccontare la sua storia di bullismo. Un docufilm forte, veloce e senza filtri

#dodicidue è un docufilm e un format giornalistico teatrale che racconta la storia di Alice. 3 anni di vessazioni e di attacchi da parte dei bulli. 3 anni di silenzio. 3 anni di rabbia tenuta dentro. 3 anni di musica ascoltata ininterrottamente per restare lontana dal mondo. Poi è arrivato il dodici due duemilasedici. Un incontro casuale e la vita che cambia

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“Generazione 6.5” – il terremoto visto attraverso gli occhi di Alessandra, 25 anni, di Visso. Una storia di paura e coraggio, di resilienza e di voglia di tornare a sognare

“Generazione 6.5” è un formato giornalistico teatrale che non parla di terremoto ma di persone. Racconta il percorso di Alessandra che in 120 secondi ha perso tutto ciò che possedeva… una casa, un paese, una comunità. Alessandra è ripartita. Con fatica ma è ripartita aiutando in primis il suo paese, combattendo incubi e burocrazia. Utilizzando il web per fare squadra, per dimostrare che le potenzialità positive della rete sono illimitate. Una storia di speranza e di ottimismo che aiuta a riflettere su molti aspetti delle nostre vite.

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La forza delle storie (lo storytelling) ci aiuta a crescere

Alle Officine del Volo di Milano, in occasione di una due giorni dedicata all’eLearning, ho parlato di storytelling ad una platea composta da decine di manager ed esperti di marketing, in rappresentanza di aziende nazionali e multinazionali. Oggi lo chiamiamo storyteller, un tempo era un cantastorie ma nulla cambia. La forza della narrazione rimane immutata. Ed ogni percorso di vita è attraente e degno di essere raccontato, in quanto unico. Non esistono storie di serie A o di serie B. Esistono narratori più o meno capaci. Mai come ora, formazione e apprendimento hanno avuto necessità di transitare attraverso le emozioni. Le storie che ci emozionano producono cambiamenti, inducono riflessioni e spesso ci rendono persone migliori.

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Guarda il promo di #cuoriconnessi

Il docufilm che ho realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato e il supporto di Unieuro, racconta senza retorica e pietismo due storie esemplari legate al mondo del web.

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La “mia legalità” raccontata agli studenti delle Marche e al Presidente Grasso

Parlare di legalità di fronte al Presidente del Senato Pietro Grasso e quasi mille studenti non è stato emozionante. È stato terapeutico. Esiste una parte del paese che ancora immagina che le cose possano cambiare, nonostante tutto, mi viene da aggiungere. E notare questo aiuta ad andare avanti, a procedere nel cammino.
Come ho detto all’interno dell’Aula Magna dell’Università Politecnica delle Marche, la parola legalità ha perso valore, è stata stuprata da troppi colletti bianchi con auto blu che l’hanno usata a sproposito.
La parola legalità andrebbe rigenerata e protetta come certi fiori rari che rischiano l’estinzione. Questo si può fare in tante maniere, ad esempio applicando la certezza della pena nei confronti dei tanti che mentre parlano di etica e legalità, rubano denaro pubblico e delinquono indisturbati.
Il ladro in giacca e cravatta che si finge paladino di giustizia e portatore di etica è tra le cose più repellenti partorite dalla nostra società.

Luca Pagliari e Pietro Grasso

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#cuori connessi il docufilm in cui racconto il cyberbullismo

#cuori connessi non deve essere un bel docufilm. Deve essere utile. Questa è la filosofia che mi ha spinto a realizzare questo nuovo lavoro in collaborazione con la Polizia di Stato e il supporto di Unieuro. Ho portato sullo schermo due storie vere riducendo al minimo ogni filtro. Funziona. I ragazzi seguono in silenzio, forse qualcosa in più sul peso delle parole riescono a immagazzinarlo. Dico forse, perché chi si occupa di prevenzione non avrà mai certezze.

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Il 5 novembre anteprima nazionale del film “Ogni giorno” a Senigallia

Il film lo abbiamo girato l’inverno scorso, poi il montaggio e quindi (finalmente) la presentazione ufficiale!

“Ogni giorno” racconta in maniera originale (mai pietistica o retorica) la storia di Saccio, strappato alla vita terrena quando aveva 14 anni, ucciso da un ubriaco senza patente che procedendo contromano lo investiva.

Un film anomalo che viaggia sottotraccia e intercetta i pensieri profondi degli amici più cari di “Saccio”, degli uomini della Polstrada, di suo papà Vittorio e mamma Simonetta. I complimenti per il soggetto e la regia, se ci saranno, mi faranno piacere, ma l’obiettivo di questo lavoro non è legato ad un esercizio stilistico, piuttosto alla sua efficacia in termini di prevenzione. Più studenti (e non solo) lo vedranno e più possibilità ci saranno che possa risultare utile. Sono felice che già molte città, in ogni angolo d’Italia e tantissime scuole abbiano chiesto la possibilità di proiettare questo film.
Un grande ringraziamento alla famiglia di Saccio, ai suoi amici, a tutti quelli che hanno lavorato al film, alla Polizia di Stato che ha subito creduto in questo progetto e all’Osservatorio per l’educazione stradale e la sicurezza, della Regione Emilia Romagna, con il quale collaboro da quasi 20 anni.

locandina anteprima

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Il libro che ho scritto a mia figlia
“Cara Marta – lettera a una figlia” l’ho scritto in neppure tre mesi,  clandestinamente, per paura che Marta scoprisse la sorpresa, ma alla fine ci sono riuscito. Al di là degli ottimi commenti che mi sono arrivati da chi ha letto il libro, al di là del gesto fantastico verso mia figlia, questo libro testimonia che ancora, nelle nostre vite, possiamo trovare il tempo per fare cose importanti, abbattendo il muro dei luoghi comuni. Anche io pensavo di non avere il tempo per fare questa cosa, invece l’ho trovato e non è crollato il mondo, anzi! Il tempo per le cose che contano lo possiamo trovare tutti. Non è necessario scrivere un libro, intendo il tempo per una passeggiata con un figlio, per una chiacchierata, per una gita o per parlare di cose che non siano semplici comunicazioni di servizio.
Scrivendo questo libro, non so se il più bello, ma sicuramente il più importante della mia vita, ho rimesso al centro della mia esistenza, alcune priorità, cosa che più o meno dovremmo tutti tentare di fare.
copertina
Luca Marta 18 anniLuca e Marta fuori dalla vetrina della libreria, subito dopo la sorpresa. Fantastico!
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Guarda l’intervista a Luca Pagliari sull’uso della parola

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Martedì 10 parlo di cyberbullismo a Milano in occasione del Safer internet Day

Il 10 febbraio è il Safer Internet Day, la Giornata della Sicurezza in Rete, ormai alla sua dodicesima edizione. Appuntamento a Milano, per una giornata di incontri e dibattiti, celebrata in 113 Paesi di tutto il Mondo, sul rapporto tra web e nuove generazioni. Il Miur coordina l’evento in Italia, con Generazioni Connesse. Per noi ci sarà il Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. ‪#‎SID2015‬ ‪#‎quellidelSID‬
Qui il nostro il comunicato: http://www.istruzione.it/comunicati/cs060215.html
A Milano ci saranno veramente tutti, tra cui SOS – Il Telefono Azzurro Onlus, Save the Children Italia, Polizia di Stato, Google, Facebook, MTV Italia, Skuola.net, Luca Pagliari, Paolo Attivissimo – Disinformatico

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Il 3 febbraio presento alla Politecnica delle Marche il film sulla Lega del Filo d’Oro

Vi aspetto alle 17,30 del 3 febbraio, presso la Facoltà di economia dell’Università Politecnica delle Marche, per la presentazione di “50 anni di vita, storia di un sogno”. Sarà un pomeriggio interessante, vi garantisco che il film “rapisce”, trascina lo spettatore dentro un mondo incredibile e sconosciuto… quello della Lega del Filo d’Oro.

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Guarda il servizio del TG3 Marche sul mio incontro con gli studenti di Macerata

Link al servizio del TG3 sullo spettacolo “Carta d’Imbarco” a Macerata

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Le cose belle del 24 novembre

Lo sguardo del papà di Jack Sintini in prima fila, mentre gli racconto la storia di suo figlio malato di cancro e poi diventato Campione d’Italia
Il suo abbraccio a fine incontro (Tie Break non è uno spettacolo… userei il termine storytelling)
Il silenzio della platea
L’sms di Jack che mi è arrivato nel pomeriggio…
Tie Brek è roba tosta amici. Spero che questo evento giri l’Italia il più a lungo possibile. Ne vale la pena

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Bambini sicuri: dalla strada alla rete – Giornata mondiale del bambino e dell’adolescente

Il 19 novembre si terrà a Roma, al Teatro Brancaccio, l’evento organizzato dalla Società Italiana di Pediatria e dalla Polizia di Stato nell’ambito degli Stati Generali della Pediatria che si celebrano in occasione della Giornata Mondiale del Bambino e dell’adolescente.
Alla manifestazione parteciperò portando “Like – Storie di vita on line”. Ci saranno studenti delle scuole elementari, medie e superiori, rappresentanti del mondo dei genitori, della scuola, delle istituzioni. Un confronto a tutto campo sul tema della sicurezza dei bambini, in particolare quella sul Web, dove gli adolescenti, ma sempre di più tantissimi preadolescenti alle soglie delle scuole medie, trascorrono buona parte del proprio tempo. Con tutti i rischi connessi, a partire dal cyberbullismo. La Società Italiana di Pediatria e la Polizia di Stato presenteranno inoltre il protocollo d’intesa che prevede azioni congiunte per sostenere l’uso corretto del Web e i consigli per la navigazione sicura a cura di Società Italiana di Pediatria, Polizia di Stato e Facebook.

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Guarda il promo di “Like – storie di vita online”

Un ragazzo non omologato, un liceo romano, un suicidio impensabile. La storia di Andrea, meglio conosciuto come il ragazzo dai pantaloni rosa, torna nei teatri e nelle scuole d’Italia. Nessuna ricerca di colpevoli, nessun processo mediatico. Solo la nuda storia di un ragazzo che si è tolto la vita a soli 14 anni e che aveva subito insulti pesantissimi sul web. Il peso delle parole, il disagio covato in silenzio, il dolore di una madre e di una famiglia. “Like – storie di vita online” parla di questo e di altro.

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Cyberbullismo, social network e sicurezza: a tu per tu con le scuole della provincia di Rimini.

Rimini, Teatro degli Atti – Via Cairoli, lunedì 27 ottobre.

Dalla cronaca al teatro: Luca Pagliari, con il format “Like – storie di vita on line”, incontra le scuole e affianca la campagna educativa della Polizia di Stato e del Ministero della Pubblica Istruzione sull’utilizzo dei social network.
Gli obiettivi principali dell’incontro: prevenire episodi di cyberbullismo attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della parola, fornire a studenti e docenti un panorama quanto più esaustivo possibile in tema di uso e abuso dei social network.

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“L’altra metà del mare” – Ancona (AN)

Martedi 2 settembre – Ore 19 – Ancona, Biblioteca Benincasa, via L. Bernabei 32.

Presentazione di “L’altra metà del mare” docufilm realizzato da Luca Pagliari, dedicato al ruolo delle donne nel mondo della pesca.

 

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Iniziate il 10 giugno le riprese del docufilm dedicato ai 50 anni della Lega del Filo d’Oro

Oggi abbiamo dato il via alle riprese del lungometraggio dedicato alla Lega del Filo d’Oro. Sono felice e orgoglioso che una ONLUS così importante, abbia affidato a me il compito di raccontarla. Una bella e stimolante responsabilità! Protagonista del primo ciak, Renzo Arbore, testimonial da ben 25 anni di questa incredibile “macchina del bene”. Tutti dovrebbero visitare la Lega, tutti dovrebbero capire cosa significhi essere sordo-ciechi, tutti dovrebbero comprendere quanto è possibile fare per gli altri. Da autore e regista, il mio primo obiettivo è quello di frugare nell’animo di chi vive questa esperienza; come operatore, come paziente, come genitore, come volontario, come sostenitore o, come nel caso di Arbore, come testimonial. Effettueremo riprese in tutte le sedi della Lega del Filo d’Oro, gireremo fino ai primi dieci giorni di luglio, poi sarà la volta del montaggio.

Luca dialoga con Arbore prima del ciak


Luca Pagliari / l’operatore Christian Mazur, Renzo Arbore e sullo sfondo Rossano Bartoli, Segretario Generale della Lega del filo d’Oro

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Guarda bene la foto!

La mattina mi accompagnano alla discarica di Canavieiras (Brasile). Occupandomi da anni di rifiuti e riciclo, questi luoghi esercitano su di me un fascino perverso. Le discariche ci raccontano chi siamo e cosa consumiamo. Sono tracce di uomo.
Dopo 16 km di strada buona tra palme e allevamenti di gamberi, voltiamo sulla sinistra. Si sale tra buche che sembrano crateri e alla fine ci troviamo di fronte a una distesa enorme di rifiuti. Il viaggio però è fallito. Ci sono solo avvoltoi ma non gli uomini che frugano tra l’immondizia.

Sono deluso ma resto tenace e Alessandro che accompagna me e Christian lo è altrettanto. Tornati in paese chiede informazioni e mi riferisce che dobbiamo tornare con il buio, perché i camion iniziano a scaricare dalle 7 di sera.
Così facciamo. E’ spettrale la discarica di notte. Chissà perché il puzzo è aumentato. Dal nulla compaiono delle luci che si muovono tra quelle dune d’immondizia.

Scendiamo a piedi, Christian prende la telecamera e non è che siamo proprio tranquillissimi. Prendono forma le sagome di persone chine tra i rifiuti, con una torcia legata attorno ad un elmetto. Frugano, rovistano (alcuni a mani nude) tra quel putridume, alla ricerca di un qualcosa che possa avere ancora un’altra vita, un nuovo mercato. Plastica, metalli, carta ancora non marcita. Testa bassa, concentrati, vedo per la prima volta in vita mia dei cacciatori d’immondizia.

Parlano volentieri; nessun imbarazzo, nessuna vergogna. Noto che tra loro c’è anche una ragazza: “questo è il nostro lavoro, arriviamo assieme ai camion che scaricano e poi restiamo per buona parte della notte. Meglio questo che rubare, no?”. Poi sorridono anche. Restiamo una mezz’ora buona, poi Alessandro gli regala una bottiglia di cachaca (distillato di canna da zucchero).
Loro ringraziano con grande educazione e si rituffano nella ricerca. Salgo in macchina. Penso alla loro dignità. Penso che non esistano lavori di serie A o di serie B, ma persone di serie A o di serie B e loro sono di serie A.

In nessuna Università al mondo avrei potuto assistere ad una lezione sul lavoro così intensa e ricca. Nessun Ministro dell’ambiente sarebbe stato in grado di spiegarmi come hanno fatto loro, che i rifiuti sono risorse. Nessun giudice avrebbe potuto farmi meglio comprendere il concetto di onestà. Molti li chiamerebbero ultimi, io sono orgoglioso di aver conosciuto dei numeri uno.

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Il format sul cyberbullismo ideato da Luca, in collaborazione con Polizia di Stato e MIUR, il 28 maggio approda al Teatro Brancaccio di Roma

Che bella soddisfazione amici. Il 28 maggio, di fronte a 1200 studenti provenienti da varie scuole superiori di Roma e a numerose autorità, presento “Life. Storie di vita online”. Sarà presente anche Teresa, la mamma di Andrea, il protagonista della tragica storia che ho ricostruito tra immagini ne testimonianze. Un evento nazionale di primo piano, dedicato alla prevenzione e alla sensibilizzazione a cui, come leggerete nella locandina, prendono parte tanti testimonial, tutti desiderosi di contribuire a questa campagna. Vi racconterò questo evento, attraverso foto e filmati.

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Brasile. Tra favelas, sogni e povertà, in un documentario racconto la storia della ONLUS “Giardino degli Angeli”.

I primi 15 giorni di maggio li ho trascorsi in Brasile, Stato di Bahia, città di Canavieiras. Siamo in una delle zone più povere del Brasile e Canavieiras si trova ai confini del mondo. Lì finisce la strada perché nessun ponte attraversa il Rio Pardo. In questa città che sembra uscita dalle pagine di un libro di Amado, ho girato gran parte del documentario dedicato ai 10 anni del Giardino degli Angeli, Onlus che a Canavieiras ha costruito un asilo meraviglioso nel cuore dei quartieri poveri, ed ha anche ristrutturato il vecchio ospedale, trasformandolo in Istituto alberghiero.
Con Christian Mazur e le sue telecamere, accompagnati da gente meravigliosa (Aldo, Ale, Regina), ho cercato di cogliere il senso di questa onlus e l’anima di questa gente. Ma di tutto questo ne parlo nella rubrica “Pensieri Puliti”. Queste invece alcune foto scattate con il mio I Phone…

Bambini all’esterno della baracca in cui vivono

Un filo, un pezzo di plastica e nasce un aquilone

I bambini dell’asilo mi consegnano tutti i loro disegni dedicati alla mia visita

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Il prossimo mese di giugno, a Roma, si chiude la realizzazione del programma Rai dedicato a Kristel Marcarini

E’ stato bello e faticosissimo, a marzo, realizzare tutte le riprese esterne del programma dedicato A Kristel Marcarini, 19 anni, uccisa nel 2008 dall’assunzione di una pasticca di ecstasy. Assieme al bravissimo regista Sandro Vanadia, abbiamo realizzato interviste con tutti i protagonisti di questa storia. Io mi muovo all’interno del programma non come un conduttore o un giornalista, ma come una sorta di testimone della storia, un narratore che segue le varie fasi della vicenda. A giugno, nello studio virtuale di via Teulada di Roma, gireremo la seconda parte del programma. Obiettivo; dare inizio ad una serie di puntate, caratterizzate da questo stile narrativo inedito e coinvolgente. Il programma dovrebbe andare in onda ad ottobre su RAITRE.

Riprese nel prato adiacente alla casa di Kristel

Io con Maria,mamma di Kristel, e Marta Benzoni, che nel programma ha “interpretato” Kristel sugli sci

Set all’interno della scuola

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Presentato a Rimini “Like – storie di vita online”. Il nuovo format di prevenzione dedicato al cyberbullismo

A Rimini, l’undici aprile, ha fatto il suo esordio il format che ho preparato sul cyberbullismo, dove ricostruisco la drammatica storia di Andrea Spezzacatena, il quindicenne di Roma che si è tolto la vita nel novembre 2012. Andrea da tempo veniva deriso e umiliato attraverso chat e social network… lo chiamavano il ragazzo dai pantaloni rosa. Il format corre lungo il filo di una lunga intervista realizzata con Teresa Manes, mamma di Andrea e donna straordinaria. La figura di Andrea viene invece rappresentata attraverso una sorta di cartone animato. L’incontro è stato apprezzatissimo da studenti e docenti. Lo abbiamo realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico di Rimini (un grazie di cuore a Franca Berardi). “Like” a Rimini ha integrato il progetto della Polizia di stato “Una Vita da Social”.

Il logo di Like

Luca e Teresa, mamma di Andrea, durante una pausa della video intervista realizzata a Roma

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La storia di Kristel a Cortina. Riflessioni profonde degli Assessori Martinolli e Menegus

Quello che vedete nella foto è l’Alexander Hall, splendido auditorium che si trova quasi nel cuore di Cortina D’Ampezzo. Al suo interno abbiamo incontrato oltre 600 studenti e per circa due ore la storia di Kristel, uccisa da una pasticca di ecstasy a 19 anni, si è depositata come neve su ognuno dei presenti, compresi professori, giornalisti e politici.
Quella di Kristel è proprio una storia di neve, di sci e di amore per la montagna. Forse per questo, ognuno di quei ragazzi ha vissuto in maniera così intensa questa mattina così fuori da ogni schema.
A distanza di qualche giorno, voglio regalarvi i pensieri che mi hanno inviato gli Assessori Giovanna Martinolli e Teresa Menegus.


“Quella Vissuta nella nostra Alexander Hall è stata un’esperienza straordinaria, in primis dal punto di vista emotivo. Quel silenzio totale, quella profondità che si respirava nell’aria, tutto quello che abbiamo vissuto assieme, anche per noi adulti è stato un qualcosa di unico. La storia che Luca ha portato sul palcoscenico non può che farti riflettere, nascono domande in mezzo a mille emozioni. I docenti al termine, come ognuno di noi, non avevano parole. I ragazzi erano centinaia, ma un silenzio del genere, quasi surreale, non lo avevo mai vissuto. La storia di Kristel è un ponte da attraversare per incontrare i nostri figli, per avviare un dialogo tra adulti e adolescenti, tra insegnanti e studenti.”

Giovanna Martinolli (Assessore alla Cultura, Famiglia, Politiche Giovanili, Servizi Sociali e Pubblica Istruzione di Cortina d’Ampezzo)


Kristel ti entra nel cuore in maniera diretta e dirompente, perché quando conosci la sua storia lei diventa una di noi, un’amica, una di quelle che vorresti avere.
Kristel era giovane, esuberante, piena di vita, sana, testarda, orgogliosa come piacciono a noi, ed ha commesso un’ingenuità purtroppo fatale.
Colpisce anche che nel momento del bisogno è stata abbandonata e non ha avuto possibilità di appello.
Grazie anche alla sua famiglia è riuscita ad essere comunque generosa e, oltre ad aver salvato 5 persone, continua a lottare per evitare che ad altri succeda quello che è capitato a lei.
Questa storia fa capire, infatti, che non sono in pericolo solo i soggetti a rischio. Basta uno sbaglio per cancellare tutto. Anche quello di circondarsi di persone sbagliate.
Proprio perché è stato terribilmente ingiusto e davvero molto triste rimane impresso nella mente ed è una grossa lezione di vita non solo per i ragazzi.

Laura Menegus (Consigliere Delegato alla Cultura di San Vito di Cadore)

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Il senso di una campagna di sensibilizzazione è tutto nella lettera di uno studente

Di messaggi toccanti e forti, nel corso delle tante campagne di sensibilizzazione che ho realizzato in Italia me ne sono arrivati a migliaia. Nella lettera che voglio pubblicare, c’è tutto il senso profondo del mio lavoro. Del resto è scritto in bella mostra nella home page del sito “si comunica quando le parole lasciano un segno, trasformandosi in esperienza”. La lettera l’ha scritta Laura, una studentessa di Piacenza che ha assistito al format “One Life”, e si riferisce al lungo incontro che ogni volta ho sul palco con Gabriele, amico e ragazzo rimasto paraplegico a seguito di un incidente stradale. Leggete pure. Queste parole valgono l’intera campagna.

Gentilissimo Sig. Luca Pagliari,
Sono Laura, una studentessa del Liceo nel quale oggi, venerdì 31 Gennaio 2014, lei ha presentato un progetto di sensibilizzazione sul tema dell’educazione stradale.
Al termine della conferenza ha indicato una e-mail a cui scrivere considerazioni personali e opinioni, purtroppo non la ricordo con esattezza ma, desiderando fortemente di far avere queste mie poche righe al sig.Gabriele, ho pensato di scrivere direttamente a lei.
Le sarei molto grata se riuscisse a fargli arrivare questo allegato, nel caso non fosse possibile la ringrazio ugualemente.
Colgo questa occasione per manifestarle la mia ammirazione verso il lavoro che sta compiendo da molti anni in questo ambito e il mio profondo rispetto per il modo in cui ricopre il ruolo di giornalista.

Laura

Caro Gabriele,
Sono Laura una studentessa del liceo di Piacenza nel quale oggi, venerdì 31 Gennaio 2014, lei è stato gradito ospite.
Le scrivo scusandomi per questa mattina perché non sono riuscita ad avvicinarmi per ringraziarla di persona come invece avrebbe meritato e dirle che lo sforzo straordinario che lei ha compiuto nel raccontare la sua storia mi ha colpito profondamente.
Da quando sono tornata a casa non ho fatto altro che pensare a lei, alla sua storia, allo sguardo perso nel vuoto di suo padre, ai disagi che comporta la sedia a rotelle nella quotidianetà e non sono riuscira a trattenere le lacrime. Mi sono commossa non perché provassi pena ma perché solo in quell’istante ho compreso appieno che ciò che è successo quella tremenda notte sarebbe potuto accadere a chiunque, persino a me o a mio fratello, e mi si è stretto un nodo allo stomaco.
Le sue parole, il suo impegno e la sua determinazione mi hanno segnato intensamente come nulla aveva mai fatto e mi hanno scosso l’anima in una maniera tale che le parole non potranno mai descrivere: è stata un esperienza che ricorderò per sempre.
Quella notte d’estate le ha cambiato completamente la vita e le giuro che oggi lei ha cambiato la mia concezione di esistenza.
Non potrò mai dimenticare il suo sguardo
Continui così sig.Gabriele, sono le persone come lei che mi rendono orgogliosa di vivere in questo paese.

Laura

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La storia di Kristel approda tra le montagne di Cortina e San Vito

Ho scritto il libro su Kristel, ho ricostruito la sua storia in tv e in tante circostanze l’ho raccontata a centinaia di studenti in ogni angolo d’Italia. Ogni volta, al termine, la stessa sensazione di vuoto, ogni volta il desiderio di consolare i ragazzi rimasti inchiodati nelle loro comode poltroncine del teatro. Non sanno trovare risposte. Quella di Kristel è una storia corrosiva che fa male nel profondo. Morire a 19 anni per una pasticca di ecstasy non è accettabile. Neppure ammissibile. Ora la storia approda nello scenario che lei più amava. La montagna. Cortina d’Ampezzo e San Vito, cuore del Cadore, hanno sposato con convinzione questo progetto. Raccontare la storia di una sciatrice, circondato dalle montagne più belle del mondo rappresenterà un qualcosa di particolare. Poi tutta questa neve. Il suo elemento, la cosa che più amava. Grazie a Cortina e San Vito per la sensibilità dimostrata. Sono certo che la mattinata di venerdì rimarrà impressa nel cuore di molti.

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“Qualcosa di tuo” un docu-film che parla di radici

Qualcosa di tuo – pensieri di Romagna” è il cortometraggio di 27 minuti che ho realizzato in occasione dell’assemblea pubblica del gruppo giovani di Confindustria Forlì – Cesena. Alcuni tra gli imprenditori più rappresentativi del territorio raccontano la “loro Romagna”, il loro amore per un territorio che corre dal mare sino all’Appennino selvaggio. Considerazioni, pensieri profondi e aspettative che prendono forma, rimanendo distanti dalla banalità. Non sono bastati tre mesi per realizzare questo lavoro così complesso, dove le riprese aeree, la fotografia, la musica e le parole si mescolano tra loro. Come sempre è stata una scommessa e come sempre spero di essere riuscito a dare forma a un sogno. Personalmente il risultato finale si sovrappone perfettamente con quello che immaginavo… speriamo che funzioni!

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Luca presenta a Senigallia il libro “Kristel. Il silenzio dopo la neve”

Bello presentare il libro su Kristel nella mia città, proprio all’interno di quella Rotonda sul mare che ne rappresenta il simbolo. Ancora più bello sapere che ci sarà Maria, la mamma di Kristel e anche Kristian Ghedina, un campione dal cuore grande.
Grazie al Panathlon, al Rotary e allo Sci Club G. Paney che hanno voluto farmi questo grande regalo. La storia di Kristel merita di essere ricordata. Io sono semplicemente il “portavoce” di questa splendida ragazza, un’atleta di primo piano, scomparsa per l’assunzione di una pasticca di ecstasy. Una storia drammatica, una vicenda che porta a pensare e a riflettere. Pensare e riflettere, parole importanti, basilari e necessarie per poter crescere…
Vi aspetto martedì 29 ottobre alle 18.15 alla Rotonda a Mare di Senigallia.

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Priebke, una testa per giocare a pallone e Papa Francesco

L’uomo mi mette sempre più paura. Ho il sospetto che l’evoluzione delle coscienze non esista. Pensiamo di aver percorso molta strada e come criceti in gabbia continuiamo a far girare forsennatamente la ruota, rimanendo immobili. Miopi di fronte a ogni insegnamento. Muore Erich Priebke e tutti parliamo di questo vecchio, delle atrocità da lui commissionate. Esprimiamo giustamente un giudizio etico e morale. Eppure sappiate che molti nazisti erano capaci di buoni sentimenti; verso i figli, le mogli, gli animali. Potevano commuoversi per un tramonto o ringraziare Dio per aver fatto il loro dovere. La sera portavano il cane a passeggiare e ne raccoglievano la cacca, perché farlo è buona regola. Leggete “La banalità del male”. Come scrive Hannah Arendt, ebrea, il male è una serpe strisciante. Molti di voi adesso penseranno “Pagliari nazista, difende Priebke, non l’avrei mai detto!!!”. Viviamo dentro gabbie ideologiche terribili, applichiamo pensieri precotti e omologati. Dobbiamo subito etichettare, collocare un pensiero nella casella che ci hanno indicato come quella giusta. Allora rincaro la dose, Sarò ancora più nazista. Il bombardamento più inutile e crudele della storia fu quello che distrusse la città di Dresda. Era la metà febbraio del 1945. Inglesi e Americani rasero al suolo con due terribili attacchi, la città più bella della Germania. Un simbolo del barocco nel mondo. Morirono oltre 30.000 persone civili, gente tranquilla, le bombe furono deliberatamente sganciate sul centro della città, eppure la guerra era già vinta e Dresda non rappresentava un obiettivo militare. Adesso molti di voi avranno spazzato via ogni dubbio; il giornalista e scrittore Pagliari è veramente uno sporco nazista! Forse intende riscrivere a suo modo la storia, come tanti pazzi deliranti (i negazionisti ad esempio) hanno già fatto. No, siete fuori strada, non riscrivo nulla ma adesso passo ad altro e continuate a leggere, please. Damir è un ragazzo d’oro, ci conosciamo da oltre 10 anni e adesso è tornato a vivere nella sua Trogir, meraviglioso paesino croato che si affaccia sull’Adriatico. Damir è papà di una splendida bambina. È il suo tesoro. Damir se può fare un favore a un amico si spacca in quattro. Ha un cuore grande Damir. Una ventina di anni fa il soldato Damir passò oltre 24 ore nascosto dietro a un albero, non poteva ne dormire e neppure pisciare, perché un ostinato e meticoloso cecchino serbo, facendo bene il suo lavoro, appena intravedeva un movimento sparava con precisione commovente. Per Damir quell’albero esile rappresentava l’unico, labile riparo dalla morte. Il suo odio continuò a crescere in maniera esponenziale, per ogni secondo trascorso dietro quel tronco troppo sottile. Il rancore accumulato prese la forza di un torrente in piena, di un ciclone interiore inarrestabile.Fortunatamente i compagni gli vennero in aiuto e uccisero il cecchino sorprendendolo alle spalle. Per festeggiare la fine dell’incubo, il mio amico Damir e i suoi compagni tagliarono la testa al nemico serbo (avrà avuto 20 anni) e disputarono con la sua testa una indimenticabile partita di calcio (ma dove vuole arrivare Pagliari?). Adesso ve lo dico. Non sono Nazista e Priebke è un assassino della peggior specie ma di una cosa sono certo; al tempo erano in milioni a pensare che un mondo migliore sarebbe stato possibile solo attraverso una seria operazione di pulizia etnica. Il nemico senza volto da annientare era stato individuato. Quante domande mi passano per la mente. Oggi qualcuno ci sta forse spingendo alla ricerca di un nemico da cancellare per sempre? Il mio amico Damir può avere un cuore grande se ha calciato in porta la testa di un coetaneo? Oggi chi siamo e cosa rappresentiamo? Noi siamo quelli che escono da Auschwitz sconvolti e piangenti, siamo quelli che dicono “mai più una cosa del genere”. Noi siamo quelli che si commuovono quando parla papa francesco (minuscolo perché secondo me a lui piace così). Siamo quelli che dicono “ci voleva un Papa così perché arriva al cuore”. E poi ? Come trasformiamo in insegnamento pratico la visita ad Auschwitz? Come cerchiamo di essere coerenti con il pensiero di papa francesco? Siamo sicuri di aver individuato i nuovi nazisti? Chi indossa la camicia bruna, nera e rossa? Siamo certi di essere immersi nel nostro presente in maniera corretta? Oppure (avanzo un’ipotesi inquietante) i nuovi mostri siamo noi? Quelli che guardano il telegiornale e mentre si parla di 300 disgraziati annegati, pensano che in fondo se la sono andata a cercare. Siamo forse noi quelli che immaginano che se i barconi affondano, abbiamo un problema in meno? Siamo forse noi quelli che dicono che Rumeni e Albanesi nascono delinquenti per vocazione naturale? Siamo forse noi quelli che si dicono contrari alla pena di morte… tranne che in certi casi? Siamo forse noi quelli che non incroceranno mai lo sguardo di un barbone? Eppure se il telegiornale ci racconta la storia di un cagnolino salvato dai pompieri mentre stava per annegare, siamo capaci anche di versare una lacrima (tra una forchettata di spaghetti e un goccio di vino). Ma non è che (orrore) assomigliamo un po’ a quei nazisti di cui spesso parliamo? Io applico questa faticosa regola. Siccome papa francesco mi è arrivato al cuore (come a voi), su quei barconi che affondano immagino ci siano 300 papa francesco. È un esercizio semplice ma efficace. Aiuta a capire, aiuta ad aprire la mente, aiuta a scendere dalla ruota del criceto e ad abbandonare la gabbia. Aiuta a comprendere che non esistono masse senza volto di ebrei pidocchiosi, zingari ladri, albanesi assassini, italiani mafiosi, barboni puzzolenti, e neri ignoranti. No. Le masse senza volto non esistono. Ci sono gli uomini. Il mostro che ognuno di noi conserva in qualche angolo della mente lasciamolo in minoranza, spegniamolo, ma teniamo sempre ben presente che lui esiste. Può prendere il sopravvento in maniera subdola e repentina. A lui basta cancellare il volto di un uomo e trasformarlo in una razza da annientare. Stiamo attenti. Il mostro non è mai morto e mai morirà. È da questa presa di coscienza che transita la nostra crescita morale. Il mostro è dentro di noi, teniamolo sotto chiave e guardiamo gli altri uomini negli occhi condividendone le storie. Scopriremo brave persone e pessimi individui. Uomini crudeli e altri di una generosità commovente. Comunque vada, bello o brutto che sia, diamo sempre un volto a chi abbiamo di fronte. Abbandoniamo antiche certezze e pregiudizi. Impariamo a sentirci insicuri, a dubitare delle verità assolute e delle soluzioni risolutive. Eccoci al punto finale. Priebke non sterminava uomini, per lui quello era semplicemente il nemico da annientare. Beh, io il Priebke che è in me lo controllo ogni giorno. È sotto chiave, condannato a non vedere mai la luce del sole. Non ha diritto di pensiero e di parola. Sono il suo carceriere implacabile, nessuno sconto di pena. Spesso lui tenta di evadere, si traveste, mi parla dei nuovi cancri senza volto da estirpare con fermezza, ma io non provo nessuna pietà. Per ridurlo al silenzio mi è sufficiente alzare gli occhi e guardare il prossimo. Alzare gli occhi e guardare il prossimo. Altro non serve.

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Quando la politica mette l’uomo al centro

In molti anni di giornalismo (inevitabilmente) le foto importanti sono tante, ma è nel cassetto che preferisco conservarle. Questa con la Presidente della Camera voglio però mostrarvela, perché mi aiuta a credere un po’ di più in futuro meno disonesto. Noi italiani non siamo bella gente (almeno in larga parte), il raggiro della regola è la prima delle nostre regole, se un ragazzo invia un CV a qualsiasi ente pubblico o privato, probabilmente non riceverà mai un cenno di risposta che ne attesti almeno la dignità di esistere. La stampa è impegnata a scaricare merda sull’avversario di turno, mentre la verità rimane un concetto astratto. Il nostro è l’unico paese dove chi sogna un paese onesto è considerato un coglione. I migliori sono i ragazzi, almeno fino a quando non si rassegnano alle tristi abitudini che noi adulti gli lasciamo in eredità. Mi fermo, non procedo in questa scontata teoria del lamento. Nell’istante in cui è stata scattata la foto, la Presidente della Camera Laura Boldrini mi stava sorprendendo con parole moderne di donna coraggiosa e appassionata. Mica un comizio, mica le solite parole buttate a caso dal palco per sfamare la platea, mica il solito tono enfatico e retorico. Mi ha molto colpito ascoltarla discutere, mentre cenavamo, di persone e non di strategie politiche. Ha una grande tenacia Laura Boldrini e quando parla si rivolge all’uomo e non a un corpo elettorale. Ha coraggio, del resto aver vissuto nei campi profughi significa aver toccato con mano le parti più ruvide dell’esistenza. Ma la cosa che più mi ha sorpreso è la sua capacità di ascoltare, di seguire con attenzione un ragionamento qualsiasi e magari di trarne un insegnamento. Non ho mai incontrato un politico così poco politico. Insomma, sono stato contento di avere conosciuto Laura Boldrini. E sapete un’altra cosa? Non conosco neppure il suo partito di appartenenza. Le ideologie che generano giudizi precotti non mi appartengono per definizione, preferisco giudicare le persone e non i simboli elettorali. Spero che questa donna possa fare qualcosa per il nostro paese, io intanto continuo a lavorare cercando di parlare di bella politica e di speranza, ma è quel maledetto filamento del DNA truffaldino che bisogna estirpare. Noi italiani non abbiamo la cultura dell’onestà. Per questo Angelo Vassallo è stato un pensatore importante. Ogni sua azione da Sindaco e da cittadino partiva dal rispetto delle regole. Quelle che calpestiamo, quelle che esistono solo quando sono gli altri a sconfinare, quelle che riempiono la bocca di giullari e cialtroni. Per abbattere una casa abusiva basta una ruspa, per annientare una mentalità marcia occorrono anni e anni. La strada è lunghissima, speriamo sia quella giusta.

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Luca ad Acciaroli modera dibattito su ambiente e legalità. Presente anche Laura Boldrini.

In questo settembre così caldo, ancora una volta mi ritroverò ad Acciaroli per parlare di Angelo Vassallo e dei temi a lui cari. Ci saranno la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, ovviamente l’amico Dario Vassallo e altri ospiti prestigiosi. Tenere alta l’attenzione sulla figura di Angelo è fondamentale. Lo abbiamo fatto la sera del cinque settembre (terzo anniversario della sua scomparsa) sulla spiaggia di Fregene, grazie all’Associazione del Villaggio dei Pescatori, siamo stati domenica scorsa in provincia di Salerno, ed ora quest’altro appuntamento. Una piccola riflessione: la parola che è emersa con sempre più prepotenza in questi incontri è una sola: Amore. Amore per se stessi, per gli altri, per il mondo. La cosa importante è che l’ho sentita pronunciare senza un minimo alone di retorica e da persone credibili. Insomma, una bella notizia. Ed ora speriamo che nei prossimi giorni non finisca sulla bocca di qualche politico farabutto e cialtrone. Lasciamo che a parlare d’amore siano le persone che credono in questo termine. Gli altri per favore si astengano… girate alla larga da questa parola che merita rispetto…

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Cara Ilaria

Cara Ilaria, la battaglia per scoprire chi ha ucciso tuo fratello (Stefano Cucchi) continua e come sapevi, nulla sarebbe stato facile. Ieri parlavo con Fabio Anselmo, il tuo legale, persona fantastica che trasuda umanità e che nonostante sia un esperto di “muri di gomma” continua a battersi con tutte le forze possibili. Sapeva sin dall’inizio che sarebbe andata così. Dopo il tuo intervento a Radio 24 ho chiamato Alessandro Milan, conduttore del programma e vecchio amico. Mi raccontava di quello che la gente scrive via sms, degli insulti, della totale intolleranza, dell’ignoranza che continua a dilagare come il più diabolico dei virus. L’ignoranza non ha odore, come i gas nazisti, e corre più veloce del vento.
Forse fingono di non capire che tu non vuoi la beatificazione di Stefano, ma semplicemente la verità. Vorresti entrare in politica, sfruttando naturalmente la notorietà scaturita dal macabro fatto. Anche di questo ti accusano, ma non ti preoccupare, lo dissero anche a Tortora, lo dicono al mio amico fraterno Dario Vassallo, cui hanno ucciso un fratello onesto e Sindaco di Pollica. E chi dovrebbe entrare in politica, se non una persona che ha voglia di cambiare le cose? Che è stata distrutta da quella parte dello stato che bisogna scrivere con la s minuscola. Il genere umano, lo stesso a cui appartiene anche San Francesco, è veramente capace di generare mostri incontrollabili. E torno all’ignoranza delle ideologie prestampate, perché il testo prediletto da ogni vero ignorante è costituito proprio da ideologie prestampate. Il vero ignorante non ha dubbi ma si nutre di verità assolute, il vero ignorante ha sempre una risposta giusta. Si comprano idee e pensieri in stock, esattamente come accade con il tonno alla coop. Quante altre cose da dire ci sarebbero. Intanto, Cara Ilaria, continua la tua battaglia, sono in molti a seguirti, sono in molti a immaginare che un mondo migliore sia ancora possibile. È quanto basta per non fermarsi.

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Abbiamo aggiornato il sito!

Beh, la vita procede e con essa anche il nostro lavoro spesso cambia, plasmandosi a nuove realtà. L’inquietudine professionale, assieme alla curiosità, sono le armi più potenti in nostro possesso per combattere la vecchiaia e la stanchezza mentale. Per questo motivo ho pensato che il sito dovesse essere aggiornato, aprendosi a quelle attività che oramai da tempo sono divenute parte integrante del mio lavoro. Penso ai rapporti con le imprese e alla formazione, penso al fantastico rapporto con il mondo della scuola e alla prevenzione, ma penso anche al teatro etico, e cioè a quella voglia di portare alla luce, storie importanti del nostro paese. Insomma, una delle cose più belle del mio lavoro di giornalista e comunicatore, è proprio questa; continuare a rinnovarsi immaginando nuovi scenari lavorativi. Io così mi diverto. Come diceva l’amico Califfo “Tutto il resto è noia”.

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Ciao Franco.

Faccio sempre più fatica a scrivere sui social network. Girano troppe parole. Penso a FB. Non me ne frega niente di sapere cosa ha mangiato la gente a Pasqua. Una volta c’era il diario segreto. Li vendevano con i lucchetti e ci scrivevi gli affari tuoi. Punto. Adesso devi far sapere anche a Singapore che non digerisci l’aglio. Copi 10 aforismi e insegni al mondo il senso della vita. Oggi però devo scrivere, perché da pochi giorni è morto FRANCO CALIFANO.

Sono in debito, mi aveva telefonato meno di un anno fa, mi aveva detto vediamoci. Non era un “vediamoci” generico, voleva sapere se potevo esserci la sera stessa a cena (quei giorni ero a Roma), oppure in quale altro giorno della settimana. Invece non l’ho più visto. Mi sono sempre domandato perché con me fosse sempre così attento e gentile. Ovviamente non lo saprò mai.

Franco l’ho conosciuto in una vita talmente distante che non mi sembra neppure più la mia. Me lo presentarono Bea, Claudia, Laura e Ludovica (in ordine alfabetico, così non rompono le palle), le sue amiche del cuore, le balene. Da allora (1985? Boh!) in momenti alterni ci si è sempre incrociati. Non mi perdo in ricordi e aneddoti, posso solo dire che ho conosciuto mia moglie grazie a Franco, dopo un avventuroso viaggio notturno Roma-Senigallia con la sua Corvette ad una velocità impossibile. Hanno scritto cose bellissime su di lui, persone che lo conoscevano molto meglio di me, però un piccolo episodio voglio raccontarvelo: era notte e di ritorno da un suo concerto si viaggiava in autostrada con due auto, prima del casello Franco mi ha superato ed ha pagato anche il mio pedaggio. La sua generosità infinita andava oltre il dettaglio. Non se ne vantava, per lui era normale, tutto qui.

Sono un cane, non gli ho mai portato neanche il libro che ho scritto su Evaristo Beccalossi, uno dei suoi pochi miti. Nel libro parlo di Franco e del Becca uniti da infiniti e diversi talenti. Per certi versi, geni compresi solo in minima parte, non collocabili in nessuna casella sociale codificata. Quelle righe ora le riporto in questa pagina:

“Evaristo amava Franco Califano perché la sua voce sapeva condurlo distante; anche lui era un fantasista che preferiva correre lontano dalle convenzioni, alla ricerca delle zone più inesplorate del campo. E Califano, interista da sempre, non si sarebbe mai perso una sua partita, perché quel ricciolino con il numero dieci rappresentava l’essenza del calcio. Per farli conoscere non ci volle una stretta di mano. Bastò la poesia.”

Caro Maestro, odiavi la banalità e io mi fermo qui.

Luca

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Il documentario “Storie di acqua” realizzato in collaborazione con il Gruppo Sanpellegrino ottiene molti consensi.

Sono veramente contento che il documentario “Storie di acqua” da me ideato e diretto, abbia ottenuto tanti consensi nelle presentazioni di Milano e Firenze.
Tanta Gente e tanti complimenti per un lavoro che vuole raccontare l’acqua attraverso l’emotività e la purezza di sorgenti e panorami.
Spero che anche i passaggi su National Geographic durante lo scorso week end (in occasione del World Water day), siano riusciti a coinvolgere il pubblico di casa.
A seguire la bella rassegna stampa collegata all’evento.

20.03.2013

– Adnkronos.com

– Metronews.it

– Ilsostenibile.it

– Wallstreetitalia.com

– Ambienteeuropa.com

– Winenews.it

– Cataniaoggi.com

– 247.libero.it

– Liberoquotidiano.it

– Alternativasostenibile.it

– Sardegnaoggi.it

– Padovanews.it

– Techeconomy.it

21.03.2013

– Corriere.it

22.03.2013

– Cucina.leiweb.it

– Greenews.info

– Noiconsumatori.org

– Casasocial.net

– Alimentarblog.info

– Life.wired.it

– Scienza.panorama.it

– Ecoo.it

– Magazine.greenplanner.it

23.03.2013

– Attualita.ilbloggatore.com

– Life.wired.it

– Magazine.greenplanner.it

– Liberoquotidiano.it

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Presentato a Forlì il libro “Kristel. Il silenzio dopo la neve”. A breve disponibile in libreria

Giornata importate quella del 25 marzo. Grazie agli amici di Confindustria Forlì e nell’ambito del progetto New tribes, abbiamo presentato in anteprima il mio ultimo libro dedicato a Kristel Marcarini. C’era anche Maria, la mamma, che con il solito coraggio si è seduta in prima fila, mentre io raccontavo la storia di sua figlia, tra filmati e fotografie. Erano presenti oltre 200 studenti. Come al solito quando gli racconti qualcosa d’interessante e non li affoghi di banalità, sanno ascoltare eccome! Abbiamo ripercorso il cammino di questa ragazza, promessa dello sci azzurro, morta nel 2008 a causa di una pasticca di ecstasy. “Kristel. Il silenzio dopo la neve”. Ho scelto questo sottotitolo, perché quello dopo la neve è un silenzio magico, denso di misteri e dominato dal candore del bianco. Questo è il silenzio che ci ha lasciato Kristel. Non un silenzio triste di morte, ma un qualcosa di meravigliosamente bello e commovente. Il silenzio dopo la neve ci aiuta a riflettere, a ritrovare un pò di noi stessi, a scoprire con stupore che il mondo a volte può essere incredibilmente pulito.

kristel. il silenzio dopo la neve (libro)

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A marzo esce il mio nuovo libro. “Kristel. Il silenzio dopo la neve”

Ci siamo quasi, finito l’editing è il momento della stampa. Qualche settimana ed uscirà (ed. Historica) il mio nuovo libro dedicato alla vicenda di Kristel Marcarini, la ragazza di 19 anni morta nel 2008 a causa dell’assunzione di una pasticca di ecstasy. Era una talento dello sci, aveva gli occhi azzurri e usava il sorriso per farsi riconoscere. Di certo non posso fare a meno di ringraziare la famiglia di Kristel per la totale e coraggiosa collaborazione, i suoi amici e poi Ivan, il suo allenatore. Presto inizieranno anche le presentazioni in giro per l’Italia. Vi terrò aggiornati su tutto, compreso il giorno in cui sarà rintracciabile in libreria.

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“Storie di acqua” realizzato in collaborazione con Sanpellegrino, a marzo in onda su National Geographic

“Storie di acqua” è il cortometraggio che ho realizzato per il Gruppo Sanpellegrino, dedicato al bene più prezioso da cui scaturisce ogni forma di vita: l’acqua.

Il corto che ha una durata di circa 20 minuti (di cui sono autore e regista) andrà in onda nel mese di marzo, seguendo questa programmazione:

Venerdì 22 marzo, ore 12,55 – Sabato 23 marzo, ore 11,30 – Domenica 24 marzo, ore 9,10.

Al di là dei passaggi televisivi, il documentario sarà presentato in anteprima a Milano il 19 marzo, vi farò poi sapere con esattezza, dove e quando. Seguiranno poi altre presentazioni per l’Italia a partire da Firenze il 22 marzo. Il calendario dettagliato sarà presto a vostra disposizione.

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Comincia il tour “Storie di acqua”

Nelle scuole parlerò di acqua e di come molto spesso, questo mondo incasinato e superficiale, finisce con il confonderci le idee. Spesso pensiamo che le nostre vite dipendano da un pc o un telefonino, piuttosto che da uno scooter o un paio di scarpe modaiole. Non ci rendiamo conto che i beni primari sono altri. L’acqua ovviamente ne rappresenta la massima espressione. Poche ore senza bere e la nostra vita finisce con lo spegnersi. Banale ma terribilmente vero. Nelle scuole parlerò di questo e di altro. Tutto ruota comunque attorno ad un presupposto di base, non sentiamoci troppo piccoli di fronte al mondo. Come dice quell’aforisma, “l’errore più grande è non fare nulla, per paura di fare troppo poco”. A ognuno il suo cari amici.

19 marzo – Milano (Istituto Istruzione Superiore”Cremona”)

22 marzo – Firenze (Liceo “L. Da vinci”)

16 aprile – Roma (Liceo “Morgagni”)

16 maggio – Napoli (Liceo Artistico “S.S. Apostoli)

Sono in definizione le tappe di Perugia e Bologna.

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