L’uomo mi mette sempre più paura. Ho il sospetto che l’evoluzione delle coscienze non esista. Pensiamo di aver percorso molta strada e come criceti in gabbia continuiamo a far girare forsennatamente la ruota, rimanendo immobili. Miopi di fronte a ogni insegnamento. Muore Erich Priebke e tutti parliamo di questo vecchio, delle atrocità da lui commissionate. Esprimiamo giustamente un giudizio etico e morale. Eppure sappiate che molti nazisti erano capaci di buoni sentimenti; verso i figli, le mogli, gli animali. Potevano commuoversi per un tramonto o ringraziare Dio per aver fatto il loro dovere. La sera portavano il cane a passeggiare e ne raccoglievano la cacca, perché farlo è buona regola. Leggete “La banalità del male”. Come scrive Hannah Arendt, ebrea, il male è una serpe strisciante. Molti di voi adesso penseranno “Pagliari nazista, difende Priebke, non l’avrei mai detto!!!”. Viviamo dentro gabbie ideologiche terribili, applichiamo pensieri precotti e omologati. Dobbiamo subito etichettare, collocare un pensiero nella casella che ci hanno indicato come quella giusta. Allora rincaro la dose, Sarò ancora più nazista. Il bombardamento più inutile e crudele della storia fu quello che distrusse la città di Dresda. Era la metà febbraio del 1945. Inglesi e Americani rasero al suolo con due terribili attacchi, la città più bella della Germania. Un simbolo del barocco nel mondo. Morirono oltre 30.000 persone civili, gente tranquilla, le bombe furono deliberatamente sganciate sul centro della città, eppure la guerra era già vinta e Dresda non rappresentava un obiettivo militare. Adesso molti di voi avranno spazzato via ogni dubbio; il giornalista e scrittore Pagliari è veramente uno sporco nazista! Forse intende riscrivere a suo modo la storia, come tanti pazzi deliranti (i negazionisti ad esempio) hanno già fatto. No, siete fuori strada, non riscrivo nulla ma adesso passo ad altro e continuate a leggere, please. Damir è un ragazzo d’oro, ci conosciamo da oltre 10 anni e adesso è tornato a vivere nella sua Trogir, meraviglioso paesino croato che si affaccia sull’Adriatico. Damir è papà di una splendida bambina. È il suo tesoro. Damir se può fare un favore a un amico si spacca in quattro. Ha un cuore grande Damir. Una ventina di anni fa il soldato Damir passò oltre 24 ore nascosto dietro a un albero, non poteva ne dormire e neppure pisciare, perché un ostinato e meticoloso cecchino serbo, facendo bene il suo lavoro, appena intravedeva un movimento sparava con precisione commovente. Per Damir quell’albero esile rappresentava l’unico, labile riparo dalla morte. Il suo odio continuò a crescere in maniera esponenziale, per ogni secondo trascorso dietro quel tronco troppo sottile. Il rancore accumulato prese la forza di un torrente in piena, di un ciclone interiore inarrestabile.Fortunatamente i compagni gli vennero in aiuto e uccisero il cecchino sorprendendolo alle spalle. Per festeggiare la fine dell’incubo, il mio amico Damir e i suoi compagni tagliarono la testa al nemico serbo (avrà avuto 20 anni) e disputarono con la sua testa una indimenticabile partita di calcio (ma dove vuole arrivare Pagliari?). Adesso ve lo dico. Non sono Nazista e Priebke è un assassino della peggior specie ma di una cosa sono certo; al tempo erano in milioni a pensare che un mondo migliore sarebbe stato possibile solo attraverso una seria operazione di pulizia etnica. Il nemico senza volto da annientare era stato individuato. Quante domande mi passano per la mente. Oggi qualcuno ci sta forse spingendo alla ricerca di un nemico da cancellare per sempre? Il mio amico Damir può avere un cuore grande se ha calciato in porta la testa di un coetaneo? Oggi chi siamo e cosa rappresentiamo? Noi siamo quelli che escono da Auschwitz sconvolti e piangenti, siamo quelli che dicono “mai più una cosa del genere”. Noi siamo quelli che si commuovono quando parla papa francesco (minuscolo perché secondo me a lui piace così). Siamo quelli che dicono “ci voleva un Papa così perché arriva al cuore”. E poi ? Come trasformiamo in insegnamento pratico la visita ad Auschwitz? Come cerchiamo di essere coerenti con il pensiero di papa francesco? Siamo sicuri di aver individuato i nuovi nazisti? Chi indossa la camicia bruna, nera e rossa? Siamo certi di essere immersi nel nostro presente in maniera corretta? Oppure (avanzo un’ipotesi inquietante) i nuovi mostri siamo noi? Quelli che guardano il telegiornale e mentre si parla di 300 disgraziati annegati, pensano che in fondo se la sono andata a cercare. Siamo forse noi quelli che immaginano che se i barconi affondano, abbiamo un problema in meno? Siamo forse noi quelli che dicono che Rumeni e Albanesi nascono delinquenti per vocazione naturale? Siamo forse noi quelli che si dicono contrari alla pena di morte… tranne che in certi casi? Siamo forse noi quelli che non incroceranno mai lo sguardo di un barbone? Eppure se il telegiornale ci racconta la storia di un cagnolino salvato dai pompieri mentre stava per annegare, siamo capaci anche di versare una lacrima (tra una forchettata di spaghetti e un goccio di vino). Ma non è che (orrore) assomigliamo un po’ a quei nazisti di cui spesso parliamo? Io applico questa faticosa regola. Siccome papa francesco mi è arrivato al cuore (come a voi), su quei barconi che affondano immagino ci siano 300 papa francesco. È un esercizio semplice ma efficace. Aiuta a capire, aiuta ad aprire la mente, aiuta a scendere dalla ruota del criceto e ad abbandonare la gabbia. Aiuta a comprendere che non esistono masse senza volto di ebrei pidocchiosi, zingari ladri, albanesi assassini, italiani mafiosi, barboni puzzolenti, e neri ignoranti. No. Le masse senza volto non esistono. Ci sono gli uomini. Il mostro che ognuno di noi conserva in qualche angolo della mente lasciamolo in minoranza, spegniamolo, ma teniamo sempre ben presente che lui esiste. Può prendere il sopravvento in maniera subdola e repentina. A lui basta cancellare il volto di un uomo e trasformarlo in una razza da annientare. Stiamo attenti. Il mostro non è mai morto e mai morirà. È da questa presa di coscienza che transita la nostra crescita morale. Il mostro è dentro di noi, teniamolo sotto chiave e guardiamo gli altri uomini negli occhi condividendone le storie. Scopriremo brave persone e pessimi individui. Uomini crudeli e altri di una generosità commovente. Comunque vada, bello o brutto che sia, diamo sempre un volto a chi abbiamo di fronte. Abbandoniamo antiche certezze e pregiudizi. Impariamo a sentirci insicuri, a dubitare delle verità assolute e delle soluzioni risolutive. Eccoci al punto finale. Priebke non sterminava uomini, per lui quello era semplicemente il nemico da annientare. Beh, io il Priebke che è in me lo controllo ogni giorno. È sotto chiave, condannato a non vedere mai la luce del sole. Non ha diritto di pensiero e di parola. Sono il suo carceriere implacabile, nessuno sconto di pena. Spesso lui tenta di evadere, si traveste, mi parla dei nuovi cancri senza volto da estirpare con fermezza, ma io non provo nessuna pietà. Per ridurlo al silenzio mi è sufficiente alzare gli occhi e guardare il prossimo. Alzare gli occhi e guardare il prossimo. Altro non serve.