La mattina mi accompagnano alla discarica di Canavieiras (Brasile). Occupandomi da anni di rifiuti e riciclo, questi luoghi esercitano su di me un fascino perverso. Le discariche ci raccontano chi siamo e cosa consumiamo. Sono tracce di uomo.
Dopo 16 km di strada buona tra palme e allevamenti di gamberi, voltiamo sulla sinistra. Si sale tra buche che sembrano crateri e alla fine ci troviamo di fronte a una distesa enorme di rifiuti. Il viaggio però è fallito. Ci sono solo avvoltoi ma non gli uomini che frugano tra l’immondizia.

Sono deluso ma resto tenace e Alessandro che accompagna me e Christian lo è altrettanto. Tornati in paese chiede informazioni e mi riferisce che dobbiamo tornare con il buio, perché i camion iniziano a scaricare dalle 7 di sera.
Così facciamo. E’ spettrale la discarica di notte. Chissà perché il puzzo è aumentato. Dal nulla compaiono delle luci che si muovono tra quelle dune d’immondizia.

Scendiamo a piedi, Christian prende la telecamera e non è che siamo proprio tranquillissimi. Prendono forma le sagome di persone chine tra i rifiuti, con una torcia legata attorno ad un elmetto. Frugano, rovistano (alcuni a mani nude) tra quel putridume, alla ricerca di un qualcosa che possa avere ancora un’altra vita, un nuovo mercato. Plastica, metalli, carta ancora non marcita. Testa bassa, concentrati, vedo per la prima volta in vita mia dei cacciatori d’immondizia.

Parlano volentieri; nessun imbarazzo, nessuna vergogna. Noto che tra loro c’è anche una ragazza: “questo è il nostro lavoro, arriviamo assieme ai camion che scaricano e poi restiamo per buona parte della notte. Meglio questo che rubare, no?”. Poi sorridono anche. Restiamo una mezz’ora buona, poi Alessandro gli regala una bottiglia di cachaca (distillato di canna da zucchero).
Loro ringraziano con grande educazione e si rituffano nella ricerca. Salgo in macchina. Penso alla loro dignità. Penso che non esistano lavori di serie A o di serie B, ma persone di serie A o di serie B e loro sono di serie A.

In nessuna Università al mondo avrei potuto assistere ad una lezione sul lavoro così intensa e ricca. Nessun Ministro dell’ambiente sarebbe stato in grado di spiegarmi come hanno fatto loro, che i rifiuti sono risorse. Nessun giudice avrebbe potuto farmi meglio comprendere il concetto di onestà. Molti li chiamerebbero ultimi, io sono orgoglioso di aver conosciuto dei numeri uno.