Ad Acciaroli (SA), in un bellissimo faccia a faccia sul palcoscenico, ho incontrato Don Luigi Merola, l’ex parroco di Forcella che da anni gira seguito da tre uomini di scorta. La camorra lo vorrebbe morto e dal 2004 lui vive blindato.
Parlandoci a lungo sul palco ma soprattutto lontano dai riflettori, ho scoperto con imbarazzo che un uomo coraggioso è come noi, ha paura come noi, ragiona come noi, è stanco come noi. Unica differenza sostanziale, lui ha deciso di scendere in campo e di agire. Ha trasformato il pensiero in azione. È un figo Don Luigi, elegante e poi dice un sacco di cose che fanno pure ridere.
Qualche giorno fa in autostrada una signora lo ha riconosciuto all’interno di un autogrill. Tutta eccitata ha chiamato il figlio e gli ha detto – Vieni qui, guarda chi c’è! Il prete della camorra!!! – Don Luigi ci ride sopra e racconta di aver detto alla signora che lui casomai è il prete anticamorra… ma a parte questo, Don Luigi mi ha poi detto che non dovrebbero esistere preti anticamorra. Dovrebbero esistere semplicemente preti. Un sacerdote non può essere per definizione camorrista e neppure voltarsi dall’altra parte. Mi è piaciuto molto Don Luigi, è tosto, simpatico e spero che la scorta e soprattutto Dio continuino a proteggerlo, perché se lo merita.
Lui ha fondato un associazione che si chiama “A voce d’e creature”, serve per aiutare i ragazzini che vivono nei quartieri disagiati. Dai pensieri di questi guaglioni è nato un libro e ad Acciaroli ne ho acquistato uno. Don Luigi me lo ha autografato; c’ha scritto “sii sempre la sentinella della tua famiglia e della tua città”. Impegno mica da ridere! E comunque chiudo con qualche pensiero pulito scritti dai ragazzini di Don Merola e pubblicati nel libro. Fanno ridere, fanno piangere, fate voi… Compratelo questo libro, i soldi vanno direttamente alla fondazione.

“A Napoli è un bel problema la disoccupazione, perché chi deve dare lavoro, lo va a cercare lui per prima”.

“Noi a Castellamare siamo per metà uomini e per metà disoccupati”.

“Il lavoro minorile lo faccio assieme a mio padre. Ci alziamo alle 5 del mattino e andiamo al mercato. Poi vengo a scuola. Lì comincio ad essere stanco”.

“Io, mio padre, per via del suo lavoro continuo, lo conosco solo in percentuale. Quando andrà in penzione lo conoscerò totale”.